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Uccidi il giocatore che c’è in te

Per diventare un vero leader fai un passo indietro e impara a lasciar fare

Nel 2019 abbiamo invitato al nostro meeting degli Eroi Digitali un mio grande idolo. Ha vinto più di chiunque altro in Italia nella pallavolo e non è soltanto un grandissimo allenatore ma anche un incredibile manager, formatore e soprattutto insegnante.

Per me, ex giocatore di pallavolo nato negli anni 80, Julio Velasco è l’uomo delle vittorie e della squadra di fenomeni.

Ha fatto un intervento durato un’ora e mezza pieno di spunti incredibili, ma c’è un passaggio che mi è rimasto particolarmente impresso: quando ha raccontato il viaggio personale che lo ha portato da forte giocatore argentino ad allenatore. 

Le prime volte che vedeva un giocatore sbagliare prendeva la palla e faceva quello che un allenatore non dovrebbe mai fare, dire: “Spostati ti faccio vedere io”. Un gesto inutile ed umiliante per il giocatore perché comunica un solo messaggio “E’ facile, ma tu non sei capace”. 

Velasco si è chiesto più volte da dove venisse questo atteggiamento controproducente e alla fine ha trovato la causa.

Ha scoperto che dentro di sé, oltre all’allenatore, c’era ancora un giocatore che non voleva abbandonare il campo.

Da quel momento sapeva di avere un unico obiettivo e raggiungerlo gli è costato una fatica immane: uccidere il giocatore che aveva dentro

Altrimenti il suo ego da giocatore avrebbe sempre prevalso, non permettendogli di diventare un bravo allenatore.

Ricevette un grande aiuto quando lo mandarono ad allenare i bambini, lì il gioco del “spostati faccio io” non era più possibile. Non se la sentiva, perché nei confronti di un ragazzino era troppo ingiusto.

Doveva allenare senza scendere in campo, rimanere sempre più fuori e fidarsi ciecamente.

Realizzò che come allenatore “non poteva più esibirsi sopra il palco”. Doveva fare tutto quello che poteva nei giorni prima della partita e poi in campo poteva solo affidarsi.

Un allenatore ha un limite fisico invalicabile: la linea del campo. Per quanto possa sbraitare e muoversi non può superarla. Nel campo non ci può entrare. 

Se vuoi essere un leader devi replicare questa linea mentale nella tua testa. All’inizio puoi anche insegnare a fare e poi devi lasciare fare.

Velasco diceva anche “io sono in una posizione fortunata rispetto a voi, io sono solo un allenatore, voi no. Voi avete un problema: siete allenatori e giocatori insieme. Come nelle squadre amatoriali in cui l’allenatore può fare anche il giocatore, voi nel campo ci potete entrare, il problema è che poi fate fatica a uscire.”

Questo problema dell’allenatore è comune un po’ a tutti quelli che gestiscono una community, un’azienda o un team di lavoro. Imparare a riconoscere il momento in cui mettiamo il piede al di là della linea del campo non è semplice.

Come dice Liz Wiseman

Se tu prendi tutto l’ossigeno che c’è nella stanza non c’è spazio per gli altri  

Nel suo libro Multipliers dà alcuni utili consigli per diventare un liberatore di spazio, qui ne voglio riportare qualcuno

Limita i tuoi interventi

Ti devi rendere conto dello spazio che stai prendendo all’interno della conversazione. Come in una partita di poker hai un numero limitato di chip da giocare. Se in una riunione di mezz’ora tu intervieni 20 volte, significa che prendi la parola ogni due minuti e questo non dà spazio agli altri di esprimersi liberamente. 

Morditi la lingua, facilita il dibattito non accentrarlo su di te. 

Ricorda, che non ha senso fare tu gli esercizi con la palla se poi sono gli altri a dover scendere in campo. 

Parla per ultimo

Quante volte ti è successo, durante un meeting, di fare una lunga introduzione iniziale, dove provavi a dare tutte le risposte al problema. La tentazione è grande.

Non farlo, siediti “metaforicamente” in fondo alla stanza e ascolta. Se devi introdurre la riunione fallo, ma non esprimere le tue opinioni lascialo fare prima agli altri. Il tuo ruolo, anche involontariamente, condizionerebbe troppo gli interventi del gruppo.

Distingui le opinioni forti da quelle deboli

I tuoi interventi non sono tutti uguali, se dai ad essi lo stesso peso rischi di veicolare troppo la discussione. Cerca di distinguere le opinioni forti da quelle deboli.

Quelle forti “vanno tenute in estrema considerazione” dalla community, sceglile con cura. Non sto parlando di veti ma punti di vista che tutti dovrebbero aver chiaro perché sono fondamentali.

Le opinioni deboli invece rappresentano i tuoi pareri che “non è obbligatorio tenere in considerazione”. Punti di vista che valgono come quelli di tutti gli altri.

Il segreto è riuscire a usare con parsimonia le opinioni forti e imparare a distinguerle bene da quelle deboli.

Ammetti i tuoi errori ogni tanto

Lo so non è semplice, perché ammettere i propri errori significa metterci in una situazione scomoda. Temiamo di perdere la stima degli altri e risultare deboli. Facciamo fatica a farlo in famiglia figuriamoci al lavoro o con persone esterne.

Penso invece che raccontare i propri errori sia liberante per gli altri, crea spazio, e mette le persone a proprio agio nel raccontare i propri. In questo modo dai un messaggio molto preciso: sbagliare non è la fine del mondo.

Capita e “Io non perderò la fiducia in te se lo fai”.

Usa l’autoironia

Un modo semplice per ammettere i propri errori è scherzarci sopra.

L’autoironia è un’arma molto potente, ti permette di rendere il clima di gruppo più informale e autorizza gli altri a fare altrettanto.

Se tu per primo abbassi le autodifese lo faranno anche le altre persone. Se non ti prendi troppo sul serio apparirai molto più autentico, un essere umano senza maschere.

Allo stesso tempo dai un ulteriore messaggio: tutti possono avere difetti, scherzarci su è liberante. 

In sintesi

Per essere un buon leader devi creare spazio per gli altri, rimanere fuori dal campo e uccidere il giocatore che è in te.

Per farlo segui questi consigli:

  • ricorda mentalmente la linea del campo da non oltrepassare
  • limita i tuoi interventi
  • parla per ultimo
  • distingui le opinioni forti da quelle deboli
  • ammetti i tuoi errori ogni tanto
  • usa l’autoironia

Il tuo ruolo è quello di allestire il palco, non esibirti sopra.

p.s. Se vuoi vedere il video di Velasco per intero, lo trovi qui.

Photo by jesse orrico on Unsplash