C’è una scena che mi è rimasta impressa alle ultime olimpiadi
Gianmarco Tamberi e Mutaz Essa Barshim, da sempre grandi rivali e grandi amici, sono appaiati in testa alla gara di salto in alto con la misura di 2.37
Provano entrambi la misura successiva, 2.39. Tre nulli.
L’arbitro gli spiega che possono proseguire con un salto aggiuntivo per determinare il vincitore.
A questo punto succede quello che nessuno si aspetta.
Barshim domanda al giudice. “Possiamo vincere l’oro entrambi?”
Risposta del giudice incredulo:
“È possibile. Se decidete, siete campioni.”
La storia probabilmente già la conosci.
Barshim si volta verso Tamberi. Si scambiano uno sguardo, solo uno.
“Let’s make History, man!” Facciamo la Storia. Entrambi vincono la medaglia d’oro.
Al di là del fatto incredibile che nella storia delle Olimpiadi non sia mai stata condivisa una medaglia, mi ha colpito la domanda.
“Possiamo vincere entrambi?” Ecco. La domanda che inverte gli schemi, che sovverte lo status quo.
Fin da bambini ci hanno sempre insegnato che o si vince o si perde. O arrivi primo o arrivi secondo, e anche ultimo. Solo le mamme più protettive possono pensare di far vincere tutti i propri figli. Non lo sport, non la vita.
Non c’è spazio per tutti sul podio del primo.
Poi arrivano Barshim e Tamberi che incasinano tutto. Con quell’unica domanda: possiamo vincere entrambi?
Una cosa così inusuale nel mondo reale è invece molto comune in quello della community, dove non c’è mai un solo vincitore. Se io condivido un’idea con te e tu con me, vinciamo entrambi. Se io condivido un’esperienza che possa aiutarti nel mondo del lavoro o sia da ispirazione nella tua vita, vinciamo entrambi.
Se io ti aiuto a risolvere un problema, sono sicuro che qualcuno verrà in mio soccorso quando ne avrò bisogno.
Chi vince? Chi perde? Vinciamo tutti.
Se un’azienda crea una community con i clienti, non c’è qualcuno che vince o perde, vince l’azienda e vincono i clienti.
Una delle mie community è composta da possibili competitor, persone che sulla carta sono rivali. Lavorano nello stesso mercato, spesso nello stesso territorio, per gli stessi clienti.
Quando è partito il progetto tutti mi hanno detto: è impossibile.
“Nel nostro mondo se io vinco tu devi perdere, anzi peggio: se io NON vinco non devi vincere neanche tu. “
Quindi ci siamo fatti la stessa domanda: come possiamo vincere entrambi? Che cultura dobbiamo cambiare? Che nuove logiche dobbiamo creare? Che persone dobbiamo coinvolgere? Non dico che sia stato semplice ma nemmeno impossibile.
Abbiamo creduto che un nuovo modo di collaborare fosse realizzabile, in cui nessuno dovesse essere costretto a perdere. Non è stato facile, è stato un lungo percorso ma alla fine ci siamo riusciti.
La community per me è un arte, proprio in questo senso. L’arte di far vincere tutti.
Quella che fa in modo che tutti possano mettere al collo una medaglia. Anche se nessuno lo crede possibile.