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Public Speaking

Parlare in pubblico, cosa ho imparato e cosa evitare.

Ho seguito recentemente un bel workshop tenuto dall’amico Lorenzo Barbieri all’interno del Codemotion Roma e devo dire che ne sono uscito particolarmente soddisfatto.

Dopo questa giornata sono ancora più convinto che l’importanza di un buon Public Speaking sia un argomento molto sottovalutato nelle conferenze tecniche. Il “saper parlare” e comunicare viene un po’ inteso quasi come il “saper vendere” qualcosa, associando tutta una serie di connotazioni negative al tutto. Come se un’idea, se buona, non avesse bisogno di questo contorno ma si auto-spiegasse da sola.

Lo sviluppatore (ma il tecnico in generale) spesso pensa che conoscendo e padroneggiando bene il contenuto, il resto sia un di più, una bella cornice che “indora” la pillola. A mio parere niente di più sbagliato.

In verità se il contenuto è buono (e deve esserlo! Sopratutto in una conferenza tecnica) saperlo comunicare conta tantissimo. Significa dare valore alle nostre idee e al nostro lavoro, fa la differenza tra il successo ed il fallimento.

Partendo dal presupposto che noi parliamo PER il pubblico e non AL pubblico, assicurarsi che chi ci ascolta abbia pienamente compreso quello che stiamo dicendo diventa assolutamente essenziale.

Sintetizzare un corso di 8 ore non è facile ma mi sento di voler evidenziare tre concetti che mi sono portato a casa.

Il Publick Speaking non è solo per le conferenze

Saper parlare significa saper esporre le proprie idee, sempre ed in qualsiasi contesto. Che sia una riunione aziendale, all’interno di un piccolo gruppo, o in un rapporto uno ad uno.

Anzi, spesso parlare davanti ad un piccolo gruppo di “pari” può rivelarsi più complicato e stressante che davanti ad una grande platea di completi sconosciuti. Il motivo è che davanti al gruppo di persone che ti conoscono rimane molto più difficile fingere, fingere sicurezza o fingere competenza. Mentre davanti ad una platea che non sa chi siamo, possiamo costruirci la nostra maschera pian piano, in tempo-reale, senza nessun pregresso né pregiudizio.

Importanza del feedback, prima e dopo

Prima di ogni talk è importantissimo provare la propria presentazione con qualcuno. Se non è possibile farlo fisicamente, può bastare registrare la propria sessione e farla vedere ad un altra persona. Allo stesso tempo vederla da soli ed appuntarsi quello che non ci è piaciuto è sicuramente utile ma c’è il rischio di non essere abbastanza onesti con sè stessi.

Io personalmente cado nella presunzione che, avendo lavorato duramente sulla presentazione, ormai il mio talk sia diventato una bomba. Una bomba già innescata e pronta ad esplodere davanti al pubblico, tra applausi e complimenti. Accorgendomi poi durante l’esibizione che gli esempi sono poco calzanti, che le mie battute non fanno ridere, che l’effetto WOW non arriva mai. Che la storia che avevo pensato non è poi così bella e neanche tanto avvincente, anzi.

Diventa assolutamente importante sapersi vedere da fuori, raccogliere le prime impressioni e migliorare il tutto via via. Nel contenuto e nella forma espositiva.

Non meno essenziale è il feedback post-talk, da parte di chi era presente all’esibizione. E’ importante chiedere a tutti un parere onesto, cercando sia commenti positivi che commenti negativi, soprattutto commenti negativi. Mi sono accorto che quello negativo è di gran lunga quello più difficile da ricevere ma anche quello più importante al fine di migliorare le mie presentazioni. Inoltre le persone colgono subito lo sforzo a migliorarti continuamente e lo apprezzano in modo particolare.

Evitare di comunicare troppi dettagli

Spesso sono tentato dal riversare nella presentazione tutto quello che conosco relativamente ad un argomento. Questo si rivela controproducente e non mi permette di arrivare al pubblico in modo chiaro e preciso.

Ho imparato che è necessario cercare di focalizzare la presentazione su un’unica idea, un’unico concetto, togliendo tutti i dettagli che risultano un di più e che non portano vero valore al discorso.

Mettere da parte le slide che si allontanano dall’idea di fondo ci aiuta una migliore selezione in fase di preparazione. Meglio creare prima una storia basata sull’idea di base, e poi mano a mano infilare dentro i dettagli.

Gestione dell’ansia

Questo è un mio grosso tallone d’Achille. Pur avendo fatto numerose presentazioni, imparare a saper gestire l’ansia è sempre complicato. Sopratutto con le presentazioni in lingua inglese con cui non ho la stessa confidenza e sicurezza, a causa della scarsa conoscenza della lingua.

Lorenzo suggeriva di pensare all’ansia come ad un palloncino, che non è possibile comprimere ma soltanto lasciare crescere, lasciandogli prendere tutto spazio che merita e cercando allo stesso tempo di non lasciarsi sopraffare. Esistono numerose tecniche per controllare tale ansia, tecniche di rilassamento che ci permettono trovare la concentrazione in breve tempo o quelle che sdrammatizzano le nostre paure. Rendendosi conto che spesso l’ansia nasce da un’idea sbagliata su me stesso, ancora meglio sarebbe riuscire a convertirla in eccitazione e carica.

Penso che non avere ansia prima di una presentazione è impossibile, se non ce l’hai significa che non stai dando il massimo. Significa che non stai uscendo da quella zona di comfort dove non succedono le cose eccezionali. Non stai in verità stretchando la tua prestazione ma ti stai accontentando. Come quando torni da un un’ora di jogging senza aver nemmeno sudato o senza alcun cenno di fiatone, ecco in quel momento non stai cercando di migliorarti o superarti.

Ripeto, un po’ d’ansia ci vuole sempre altrimenti non stai realmente dando il massimo per il tuo pubblico

L’ingrediente segreto?

Quindi l’ingrediente segreto per una buona presentazione? Ovviamente non esiste. L’ingrediente segreto sei tu. Il tuo impegno, la tua voglia di migliorarti sempre, la tua voglia imparare e saperti mettere in gioco.

Se vuoi saperne di più ecco 5 consigli per iniziare.