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Comunicazione

La gente non è interessata al successo dell’eroe ma al suo viaggio

Condividere il tuo processo, fatto di successi e fallimenti, è il modo migliore per avvicinare le persone

C’è questa bellissima tendenza di mostrare i successi personali o quelli della propria azienda. Quanto siamo bravi e quanto siamo belli. Per quanto possa alimentare il nostro orgoglio e ci faccia piacere raccontarlo, alle persone importa meno di zero. Possono provare invidia, riconoscere che vali ma alla fine finisce li. Non ricevono alcun valore dalla tua storia.

Gli eroi patinati attirano alla fine stancano. 

Mi spiego meglio

In comunicazione si parla spesso del viaggio dell’eroe come struttura per raccontare una storia. Forse ne hai già sentito parlare e troverai in giro centinaia di articoli e libri su questo tema: l’eroe che incontra i problemi, viene aiutato, li supera e alla fine raggiunge i suoi obiettivi.

Quello che vedo più spesso è il tentativo sfrenato di mostrare solo quest’ultima parte, la fine del viaggio, il risultato. Meglio se positivo, perché i fallimenti non piacciono a nessuno.

Marco Montemagno sostiene che

La gente non è interessata al successo dell’eroe ma al viaggio dell’eroe 

Se ci pensi è assolutamente vero. A noi interessa sapere la fatica che ha fatto.

Come ci è arrivato lì? Quali difficoltà ha dovuto sostenere? Da quali periferie proviene? Chi lo ha aiutato?

Il viaggio fa identificare le persone

Spinge le persone ad identificarsi a volerne sapere di più. Non al successo in sé per sé ma a quello che viene prima.

Perché dal viaggio le persone possono trarre valore e insegnamento per le proprie vite. 

Questo cosa ci insegna? Che non è necessario essere delle persone di successo per avere qualcosa da dire. Non c’è bisogno di nascondere i tuoi fallimenti o le tue debolezze. Sono più comuni di quello che credi. 

Anzi, paradossalmente è proprio quello che fa scattare la scintilla nelle persone.

Dopo aver condiviso un post qualcuno mi ha confidato una cosa che non mi aspettavo “Questo pezzo è una bomba, mi ci identifico tantissimo nelle difficoltà che descrivi”

Documenta il viaggio

Il mio consiglio per te è: racconta quello che stai imparando. Non importa che tu sia un esperto del settore, neanche chi ti legge lo è.

Documenta il processo. Capito bene? Il processo, non il risultato.

Fai venire fuori la tua esperienza e la tua storia di persona. Anche a te sembra tutto ovvio e scontato. Mostra il backstage del tuo lavoro. Parla di quello che stai studiando e sperimentando, delle tue difficoltà, i dubbi e le domande.

I successi e i fallimenti.

Se non metterai maschere le persone si identificheranno meglio. Sarai più convincente e efficace.

Se ci pensi ti libera anche di un grande ostacolo, quello di dover essere per forza un esperto per poter parlare di un determinato argomento. Ti assicuro che non serve.

Il viaggio coinvolge

C’è un ultimo vantaggio nel raccontare il viaggio e non il successo, che riesci a coinvolgere maggiormente le persone nella storia e stimolare la loro partecipazione.

Nelle mia community, io invito sempre le persone a raccontare le proprie esperienze, non solo i propri successi ma anche i fallimenti (A proposito di viaggio queste tipo di discussioni li chiamiamo proprio “Diari di bordo”)

Questo è uno stimolo per la partecipazione incredibile. Gli altri membri della community si trovano ispirati dai percorsi fatti, particolarmente coinvolti da successi e insuccessi.

Danno consigli, spiegano perché avrebbero fatto diverso, elogiano il coraggio, raccontano a loro volta la loro esperienza. 

In Conclusione

Raccontare la propria storia e il proprio viaggio è un mezzo estremamente potente.

Ti permette di non essere pronto e perfetto, permette alle persone di identificarsi e le stimola a viaggiare con te.

Sei pronto?

Fai lo zaino, parti in piccolo ed inizia ora.