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La creatività nasce dalla collaborazione

Se vuoi essere innovativo non devi isolarti ma contribuire con le tue intuizioni al genio degli altri

Circolano tanti falsi miti sulla creatività e il genio. Il più comune di tutti è quello che descrive questa figura eroica che dal nulla, aiutato dalla sua musa ispiratrice, colto da un lampo di genio si chiude in uno studio e completa l’opera della vita; mette a punto la formula rivoluzionaria o scrive la sinfonia che lo farà passare alla storia.

Come se la creatività e l’innovazione siano un atto antisociale, portate a termine al chiuso della propria cameretta e lontani da tutto, riservato ai pochi talentuosi e benedetti come Mozart, Einstein o Picasso.  

Austin Kleon nel suo libro Show your work racconta una cosa completamente diversa, citando Brian Eno, antepone l’immagine del genius a quella del scenius.

Nello scenius/scenario le idee nascono da un gruppo di persone, con caratteristiche diverse fra loro che mettono in comune le proprie intuizioni, le strofinano a vicenda e creano quello che viene definito l’attrito creativo. 

Se guardi attentamente la storia, tutti quelli che vengono definiti dei “geni solitari” in verità scoprirai che sono nati in un tempo e in un ecosistema che gli ha permesso di raggiungere i risultati per cui ora sono famosi. L’ambiente che frequentavano era fatto da persone che si rubavano le idee a vicenda, copiavano l’un l’altro, si aiutavano e contribuivano al lavoro di altri.

Good work isn’t create in a vacuum

Il buon lavoro non nasce dal nulla, l’innovazione è spesso il risultato della collaborazione e dell’influenza che altri esercitano su di noi. 

Ma la cosa che mi colpisce di questo concetto è la grande pacca sulla spalla che Kleon dà a noi persone normali:

Questa nuova definizione di scenario lascia spazio a tutti noi, che non ci consideriamo dei geni. Essere parte di un “scenius” non è necessariamente collegato a quanto intelligente o talentuoso tu sei, ma a quali contributi porti nel gruppo, le idee che condividi, la qualità delle connessioni che riesci a stabilire e le discussioni che avvii.

Al posto di stare da solo e isolarti, esponiti al genio degli altri, leggi libri diversi da solito, parla con estranei, trova ispirazioni, frequenta persone differenti.  

Faccio un semplice esempio personale, Austin Kleon è una figura che non c’entra nulla con me, è un artista, disegnatore, amante di arte e poesie. Eppure studiare quello che fa, come lo fa e il suo processo creativo mi arricchisce enormemente.   

Questo atteggiamento di apertura e contaminazione sta alla base di quella che io chiamo una community. Un insieme di persone che non sono speciali singolarmente ma rendono speciale quello che fanno insieme, creano collettivamente facendo urtare le proprie idee fra loro e contaminandosi a vicenda.

Se la poni in questi termini, smetterai di pensare a quale idea incredibile devi tirare fuori dal cilindro per avere successo o a cosa gli altri possono fare per alimentare il tuo genio. Inizi invece a chiederti come tu possa contribuire ad un altro tipo di genio, quello collettivo. Il genio di chi ti sta intorno, quello del tuo team, dei tuoi amici o di chi segue il tuo lavoro.

Il mio o il tuo ruolo non è quindi quello di scovare il genio di turno ma creare l’ecosistema giusto affinché il genio collettivo del gruppo possa emergere, e lo scenius possa sollevare il sipario anche su noi poveri sfigati.